Salute e digitale

Note di discussione elaborate dal gruppo di lavoro 

doc_1_2_2 Nota su salute e digitale vers_2.pdf

Altro materiale e contributi:

Una possibile proposta (Gianni Marchetto) 

Componenti del gruppo: 

Pietro Bizzotto, Caterina Corbascio, Giulio Fornero, Gianni Marchetto, Rodolfo Orazietti, Antonio Rossini, Marina Spanu, Alessio Terzi.

Seminario su salute e digitale del 17 novembre 2023

Il 17 novembre si è tenuto il seminario di approfondimento sui temi emersi dal gruppo di lavoro su salute e digitale. Di seguito le slide di l’introduzione e una sintesi degli interventi.

Slide di introduzione 

introduzione seminario salute.pdf

Sintesi degli interventi

Rodolfo Orazietti

L'attuale situazione del personale (medico e infermieristico) è dovuta in grande parte alla miopia e alla mancata corretta programmazione dei fabbisogni e delle modalità di formazione e accesso che negli ultimi 20 anni hanno perseguito un pò tutti: dal ministero alle regioni (vedi blocco del turnover durato quasi dieci anni), dall'Università (le baronie sono dure a morire) agli ordini professionali (che si sentono una casta)

Ricordare questo non è del tutto inutile, perchè anche oggi ci sono poche idee in merito, e parecchio confuse: spesso si ragiona a slogan (secondo me privi di senso), tipo quello sbandierato da qualcuno anche in Regione Piemonte di togliere il numero chiuso alla facoltà di medicina, che chi conosce i numeri sa che ha poco senso, quelli che mancano (o meglio, sono mancati fino a un paio di anni fa) non sono i medici, ma gli specializzati. 

Inoltre la professione medica, da una parte ha perso nell'opinione pubblica importanti quote di considerazione sociale per numerosi motivi (che comprendono anche molti errori fatti dalle rappresentanza mediche, sia di tipo ordinistico sia di tipo sindacale), e che dall'altra si sente poco valorizzata professionalmente sopratutto all'interno del Servizio Sanitario nazionale.

Un cenno anche sugli investimenti previsti dal PNRR per la parte di Sanità Digitale, che riguardano sia obiettivi infrastrutturali sia obiettivi orientati ai servizi ai cittadini, ed in particolare il FSE. Tali obiettivi appaiono, data la situazione attuale, assai ambiziosi e, della mia esperienza anche guardando il passato, quasi impossibili da raggiungere. In particolare, alla fine del 2025 l'85% dei medici di base dovranno usare (alimentare) il FSE. Se dovessi fare una scommessa, lo considero impossibile. Sarò felice se, al traguardo delle attività, potrò dire di avere sbagliato (cosa che peraltro mi è già successa altre volte).

Gianni Marchetto

Nel suo intervento di Marchetto ha presentato i contenuti di un documento di comparazione tra le “promesse” sulle Case di Comunità fatte dalla Regione Piemonte con una realtà di ASL (di Mirafiori Sud al 1979) e ciò che dovrebbe esserci come Sistema Informativo all’interno di ogni Casa di Comunità. Qui il link al documento.

Pietro Jarre

a) Nell’analisi del tema “digitale e salute” dovremmo tenere conto anche dell’impatto che il digitale determina sulla salute della popolazione, e tentare un bilancio in merito, per citare alcuni punti di cui ho letto recentemente (vedasi anche PUBLIEDIT – Dipendenze e disturbi da tecnologie digitali indicazioni per la comprensione e l’intervento clinico integrato , appena uscito):

Non penso questo forum possa svolgere bilanci in merito, ma penso che NON POSSA non citare la questione come importante, e assumendo una postura per cui richiediamo che le BIG TECH DIMOSTRINO che non ci sono effetti, o gli effetti sono POSITIVI, e non che si chieda alla società civile di spendere altro denaro per dimostrare la nefandezza dell’industria BIG TECH. Un richiamo alle storiche class action su tabacco ecc. ci starebbe?

b) Nell’analisi del tema “uso del digitale in sanità” si deve indicare più chiaramente che la digitalizzazione della sanità deve essere SOSTENIBILE, cioè seguire criteri per la riduzione dei divide e l’aumento dell’accesso, la riduzione della raccolta e ritenzione dati, la riduzione delle disuguaglianze ecc, perseguire una POLITICA DIGITALE SOSTENIBILE anche in questo campo.

Non ho visto questo termine, che invece a mio avviso seppur abusato deve inquadrare la proposta per un digitale idoneo e progressista in campo sanitario; se non si usa, si propongono dei “miglioramenti” efficientisti politicamente neutri e poco caratterizzanti (*).

Per quanto ho sentito alla riunione confermo poi che una proposta di politica digitale sostenibile deve basarsi sul rifiuto di una digitalizzazione che si sovrappone a processi burocratici borbonici, non preventivamente depurati secondo una politica DI GESTIONE DELLA COSA PUBBLICA SOSTENIBILE.

Giulio Fornero

I messaggi dei media sono indirizzati alla correzione delle politiche degli ultimi quindici anni di contenimento della sanità pubblica o alla loro continuazione e accelerazione?

- il nostro Paese è malato: non siamo mai stati così bene, anche se, negli ultimi quindici anni, ci sono segnali di allarme

- i pazienti fuggono nel privato: cosa vuol dire? privato a pagamento? privato accreditato a carico del SSN? intermediazione di manodopera? appalto di servizi? aziende del digitale?

- la crisi degli infermieri: qualcuno si pone concretamente il problema dello stipendio, del ruolo e delle carriere?

- meno soldi e prestazioni in calo: le politiche degli ultimi quindici anni hanno avuto entrambi gli obiettivi, non quello dell'efficienza, mentre ad es. la Spagna ha contenuto la spesa sanitaria a un livello analogo al nostro, ma non ha fatto calare le prestazioni.

Le nuove tecnologie digitali ci aiuteranno a governare il sistema e a contenere il gap rispetto agli altri Paesi sviluppati in cinque questioni rilevanti in cui è più grave la carenza in Italia, oppure incentiveranno ulteriormente la corsa al particulare non prioritario/non appropriato, provocando un ulteriore incremento della anomala spesa catastrofica out of pocket dei cittadini italiani?

Sergio Scamuzzi

L’ investimento nel digitale rischia di non dare i vantaggi attesi (maggiore informazione e trasparenza per le decisioni organizzative e di cura e per l’accesso, economie di tempo e denaro perle prestazioni possibili a distanza, risparmio di alcuni lavori più ripetitivi, ecc) , se si limita a duplicare l’organizzazione esistente e le sue procedure burocratizzate .Può anzi avere effetti perversi che già ora si manifestano (ad es. oneroso data entry a scapito delle prestazioni mediche e infermieristiche, difficoltà di accesso per analfabeti digitali). . Il digitale consente invece flessibilità, agevolazioni di accesso, raccolta automatizzata di dati, servizi informativi mirati su fabbisogno effettivi degli utenti (sanitari e utenti) se previste da adeguate riorganizzazioni, da programmi di formazione del personale sanitari e degli utenti, da reclutamenti e mansioni dotati delle nuove competente. Occorre consapevolezza che si avvia un processo di adattamento non una soluzione con un prima e un dopo. I pur necessari incrementi di personale, oggi gravemente deficitario, e la digitalizzazione del PNRR, senza riorganizzazioni, formazione, ruoli riprogettati cogliendo le opportunità della tecnologia digitale rischiano di non avere effetti significativi e durevoli sul servizio reso alla collettività e proporzionati all’investimento del PNRR che può essere invece una leva-evento formidabile per fare ‘precipitare’ le decisioni di cambiamento dando ad essere delle scadenze.