Democrazia
Etica Digitale
Le iniziative UE sull’Intelligenza artificiale, per accelerare: CHE FARE?
Incontro con Brando Benifei del 28 marzo 2025
il 28 Marzo 2025 presso la Fondazione Amendola di Torino, Brando Benifei, europarlamentare e presidente del gruppo di monitoraggio dell'implementazione dell'AI Act, è intervenuto sul tema dell’AI in Europa a partire dallo stato di implementazione dell’IA Act.
La discussione ha toccato temi cruciali come la governance dell'AI a livello globale, la capacità competitiva dell'Europa rispetto a USA e Cina, l'implementazione dell'AI Act, le pressioni esterne (in particolare dagli Stati Uniti) e la necessità di una strategia europea coesa e con adeguate risorse.
La registrazione dell'evento è disponibile sul canale YouTube della Fondazione Amendola all'indirizzo: https://youtube.com/live/ivPn8eqZ7HI?feature=share
Di seguito sono riassunti i punti chiave e le idee più importanti emerse.
Governance dell'Intelligenza Artificiale a Livello Globale
Tre modelli di riferimento per la governance dell'AI:
o Europeo: con l’AI Act centrato sulla persona e sulle scelte etiche.
o Americano: caratterizzato dalla deregolamentazione e dalla logica del "chi arriva primo prende tutto".
o Cinese: con la regolamentazione fortemente orientata al primato dello Stato e al controllo sociale
Capacità Competitiva dell'Europa: Investimenti e Risorse
Importanza dell’impegno per lo sviluppo dell’AI e dell’uso nell’industria tradizionale: è riconosciuta l'importanza di investire in Europa sia nella capacità di sviluppo proprio sia nell'accelerazione dell'uso dell'AI nell'industria tradizionale europea, data la forte presenza manifatturiera in diversi paesi, tra cui l'Italia.
Divario negli investimenti: si sottolinea però il significativo divario negli investimenti in AI tra Cina (70 miliardi di dollari previsti per il 2025), USA (66 miliardi di dollari previsti nel 2025) e l'Europa. Il fondo europeo annunciato (20 miliardi di euro più 30 miliardi privati e 150 miliardi da BEI in 5 anni) è basato su risorse "per lo più ipotetiche, virtuali" a causa del bilancio europeo limitato (Benifei: "abbiamo un bilancio europeo che è l'1% della del PIL europeo" ).
Assenza di risorse “fresche” a livello europeo: la mancanza di adeguate risorse europee dedicate e la difficoltà di ipotizzare prestiti o debito comune europeo è addebitato all'attuale contesto politico, con una forte presenza di forze della destra nazionalista nel Consiglio UE ("la linea di questa destra nazionalista [...] è sempre la stessa: niente regole, non infastidire le imprese, non chiedere contributi, non mettere limiti").
Assenza e disattenzione dell'Italia: viene criticata la "totale distrazione e assenza" del governo italiano nel dibattito europeo sull'AI, evidenziata dalla scarsa partecipazione ai negoziati dell'AI Act e al summit mondiale di Parigi.
Implementazione dell'AI Act e Preoccupazioni
AI Act a tutela delle imprese europee: Benifei contesta l'idea che l'AI Act danneggi la competitività europea, sostenendo che in realtà mira a tutelare le imprese europee dallo "strapotere" delle grandi imprese tecnologiche non europee, imponendo responsabilità sulla sicurezza, sui rischi per i dati e sul controllo umano.
Timori di frammentazione e costi per le imprese: le imprese europee temono un'implementazione "molto spezzettata" dell'AI Act che possa aumentare tempi e costi per la certificazione, portando a una perdita di competitività.
Ritiro della direttiva sulla responsabilità civile AI: il ritiro proposto dalla Commissione Europea della direttiva per la responsabilità civile nell'uso dell'AI è visto come un segnale di cedimento alle pressioni americane e di una generica volontà di "ridurre il peso normativo". Questa direttiva era pensata per evitare una frammentazione in 27 regimi diversi di responsabilità civile da danno causato dall'AI.
Dipendenza dalle piattaforme statunitensi: l'Europa è attualmente largamente dipendente dalle piattaforme statunitensi per i servizi digitali. la spinta a rafforzare l'uso delle piattaforme di intelligenza artificiale nell'industria, senza un contestuale sviluppo di infrastrutture europee, favorisce ulteriormente la dipendenza dell’Europa per tecnologie e servizi controllati da entità esterne.
Impatto dell'IA sul mondo del lavoro e sulla tutela del diritto d'autore: l'IA offre nuove potenzialità creative ma minaccia anche posti di lavoro e non è riconosciuto il lavoro umano utilizzato per addestrare i sistemi di IA. L'AI Act introduce la necessità di applicare la tutela del diritto d'autore anche a questo ambito, ma forti spinte cercano di diluire questo principio.
Sottorappresentazione femminile nello sviluppo dell'intelligenza artificiale: l'AI Act, pur non potendo intervenire direttamente, pone l'attenzione sulla necessità di un'educazione inclusiva all'IA e di una maggiore diversificazione nei team di sviluppo per contrastare il rischio di discriminazioni algoritmiche, comprese quelle di genere.
Pressioni Internazionali e Relazioni Geopolitiche
Pressione americana contro la regolamentazione: gli Stati Uniti esercitano una forte pressione contro le leggi europee sull'AI, percepite come "barriere non tariffarie al commercio". Benifei segnala un "lento ma chiaro [...] aprire a queste ipotesi di in qualche modo rinegoziare il nostro approccio" da parte della Commissione Europea, nonostante le dichiarazioni di principio contrarie.
Scelte degli USA e possibile avvicinamento UE-Cina: la pressione che gli Stati Uniti stanno esercitando contro le normative digitali europee, come l'AI Act, di fatto espone l'Europa a un allontanamento dagli USA e a un potenziale avvicinamento con la Cina contraddicendo gli obiettivi americani di contrastare la Cina.
Ipotesi di accordi unilaterali di Trump con la Cina: ulteriore ipotesi, sussurrata nei corridoi, l’interesse dell’amministrazione Trump all’indebolimento della posizione internazionale dell’Europa come preludio ad un "grande accordo con la Cina alle spalle dell'Europa", utilizzando l'UE come merce di scambio
Proposte e Visioni per il Futuro dell'Europa
Necessità di un "CERN per l'Intelligenza Artificiale": viene ripresa e sostenuta l'idea di creare un centro di ricerca europeo sull'AI sul modello del CERN, per mettere insieme competenze e forza economica.
Rafforzamento della iniziativa "Eurostark": viene menzionata l'iniziativa per costruire una piattaforma europea integrata che comprenda cloud, piattaforme digitali e infrastrutture per l'addestramento dell'AI, al fine di garantire sovranità tecnologica e autonomia digitale.
Necessità di un "embrione di Unione Federale Europea": si suggerisce la creazione di una struttura parallela all'UE, con un numero minore di paesi ma un livello di integrazione politica più forte, per superare l'immobilismo dovuto alle dinamiche attuali dell'Unione a 27.
Ruolo dei corpi intermedi a livello europeo: viene sottolineata l'importanza di lavorare alla creazione di corpi intermedi (partiti, sindacati, ONG) a livello europeo per promuovere una maggiore collaborazione politica.
Completamento del mercato europeo dei capitali: viene evidenziata la necessità di completare un mercato europeo dei capitali realmente integrato per facilitare l'accesso ai finanziamenti per le imprese innovative europee.
Investimento in formazione e competenze: è cruciale investire nella formazione delle nuove generazioni per utilizzare l'AI e affrontare le trasformazioni del mercato del lavoro.
Tutela del diritto d'autore nell'era dell'AI: viene sottolineata la necessità di applicare la tutela del diritto d'autore anche ai contenuti utilizzati per addestrare i sistemi di AI, contrastando l'accaparramento gratuito del lavoro umano.
Contrasto alla discriminazione algoritmica e inclusione di genere: necessità di contrastare la discriminazione algoritmica, compresa quella di genere, e importanza della diversificazione nei team di sviluppo tecnologico.
Conclusioni
La discussione evidenzia una fase critica per lo sviluppo e la regolamentazione dell'intelligenza artificiale in Europa. Nonostante un quadro normativo avanzato come l'AI Act, l'Europa si trova a fronteggiare sfide significative in termini di risorse finanziarie, di capacità competitiva rispetto a USA e Cina, e di pressioni esterne che mirano a indebolire il suo approccio regolatorio. La necessità di una maggiore coesione politica a livello europeo, di investimenti strategici, di un dibattito pubblico informato e di una visione chiara sul futuro sono elementi cruciali per permettere all'Europa di giocare un ruolo da protagonista nel panorama globale dell'intelligenza artificiale, tutelando al contempo i propri valori e la propria autonomia. Le proposte di un "CERN per l'AI" e di un rafforzamento dell'integrazione politica europea rappresentano possibili vie per affrontare queste sfide.
Manifesto per un Cern europeo dell'Intelligenza Artificiale
Sempre più frequentemente quando si parla di IA emerge l’idea di un Cern dell’Intelligenza Artificiale. Anche Mario Draghi nel rapporto su “Il futuro della competitività europea” presentato a Bruxelles propone: “Coordination of key AI verticals at the EU level via a dedicated ‘CERN*-like AI incubator’. The absence of EU hyperscale companies, developing AI verticals requires strong coordination between multiple actors, including AI developers, Research and Technology Organisations (RTOs), and industrial players”. ( p.85 parte B)
Già a suo tempo (maggio di quest’anno) alcuni partecipanti al Forum Democrazia Etica Digitale hanno provato a trasformare un auspicio largamente condiviso in un percorso di confronto e discussione un po' più sistematico. E' stato quindi preparato un “Manifesto per un Cern europeo dell'Intelligenza Artificiale” di motivazioni e ragioni d’essere con l’obiettivo di arrivare, attraverso una discussione più larga possibile, ad una proposta articolata da mettere nelle mani della “politica”.
Il manifesto individua nell’IA e nelle scienze del cervello il focus centrale della proposta per le forti connessioni tra i due ambiti di ricerca. Chiede un impegno eccezionale dell’Europa sulla ricerca di base e precompetitiva in analogia con il Cern, per la centralità della ricerca nel percorso di innovazione e cambiamento che queste aree promettono. Sottolinea l’importanza di un finanziamento prevalentemente pubblico. Non indica un luogo fisico dove collocare l’iniziativa, scelta ovviamente di competenza dei decisori Europei ma evidenzia l’importanza di un sistema a rete tra territori, e Torino sicuramente può svolgere un ruolo importante per le sue Università e i centri di ricerca già presenti.
Di seguito vi proponiamo il testo del Manifesto.
All’indirizzo https://democraziaeticadigitale.blogspot.com/ è disponibile lo stesso testo con la possibilità di inserire commenti, osservazioni, contributi, e condividere il testo con altre persone interessate via social e canali digitali.
Auspichiamo la massima diffusione del manifesto e proponiamo a chiunque condivida i suoi contenuti di confermare la propria adesione, o attraverso la chat democrazia etica digitale per chi ne fa parte, o nel blog usando la sezione “Commenti”, o comunicandola via mail ai seguenti indirizzi: democrazia.etica.digitale@gmail.com, pietrovittorio.bizzotto@gmail.com, duniaster50@gmail.com.
"Manifesto per un Cern europeo dell'Intelligenza Artificiale
Un’ampia letteratura scientifica evidenzia come gli avanzamenti nella ricerca di base ed applicata rappresentino fattori chiave per raggiungere una crescita economica sostenibile e aumentare il benessere generale favorendo il progresso tecnologico e la diffusione delle innovazioni.
La ricerca di base porta allo sviluppo di nuove tecnologie e imprese. La crescita trainata dallo sviluppo tecnologico è associata a significativi guadagni di produttività. Una maggiore produttività significa una maggiore efficienza nell’utilizzo di tutti i fattori produttivi: capitale, lavoro ma anche input energetici.
La ricerca sull’Intelligenza Artificiale (IA) anche nelle sue connessioni con gli studi sul cervello è tra gli ambiti più promettenti per la produzione di conoscenze scientifiche e tecnologiche. Conoscenze capaci di sostenere la generazione di innovazioni radicali e la definizione di nuovi paradigmi tecnologici. Innovazioni e nuovi paradigmi necessari per affrontare i grandi temi della sostenibilità ambientale, dello sviluppo della salute, della equità sociale, dell’affrancamento dalla povertà materiale ed educativa di grandi parti del mondo, della ricerca della pace.
Alle grandi opportunità si accompagnano anche i rischi per un uso orientato alla formazione e rafforzamento di centri di potere avulsi da ogni controllo democratico; il rafforzamento dell’antagonismo tra i grandi blocchi geopolitici alla ricerca della supremazia economico e militare; l’ amplificazione delle diseguaglianze e discriminazioni sociali; la messa in discussione della dignità delle persone.
E’ sicuramente rappresentativo dell’enorme potenziale accreditato all’IA che le attività di R&S connesse siano oggi il maggiore investimento dei grandi capitali finanziari privati a livello mondiale, spinti dalla convinzione di grandissimi ritorni economici possibili.
L’Unione Europa coerentemente con i suoi principi guida di democrazia e giustizia sociale ha approvato l’AI Act, a garanzia della sicurezza e rispetto dei diritti fondamentali dei suoi cittadini. L’AI Act è già diventato il riferimento a livello globale nella definizione degli standard etici e delle normative per l’uso dell’IA.
Poiché le grandi opportunità dell’IA non sono assicurate dalla sola ricerca orientata dagli interessi privati ed i rischi non possono essere contenuti solamente dalla legislazione (se si sceglie solo di proibire e controllare, si soffoca la ricerca e non si ottiene neppure l'effetto che ci si propone), siamo convinti che siano necessarie politiche attive in grado di favorire lo sviluppo di tecniche e strumenti concreti ideati e realizzati per massimizzare il bene pubblico.
Per la piena attuazione delle opportunità delle tecnologie dell’IA e l’effettivo contenimento dei rischi serve un investimento pubblico nelle attività di ricerca e sviluppo comparabile a quello degli Stati Uniti e della Cina; investimento che nessun paese può mettere in campo con esclusive risorse proprie.
La dimensione degli investimenti necessari deve essere quindi affrontata a livello europeo, e poiché gli investimenti in R&S hanno rendimenti e riflesso sul PIL crescenti con l’aumentare della risorse messe in campo, ciò si traduce in un beneficio per tutti gli stati membri altrimenti non raggiungibile.
Proponiamo alla Unione Europea la costruzione di una infrastruttura di ricerca e sviluppo nel campo delle tecnologie digitali, e specificatamente su Intelligenza Artificiale, di massima eccellenza a livello mondiale, in grado di generare conoscenza di frontiera ed innovazione in aree decisive per affrontare le grandi sfide del futuro, simile al CERN per la fisica delle particelle.
Un centro pubblico di eccellenza mondiale permette all’Europa di giocare un ruolo primario su questi temi cruciali, assicurando che l’IA sia sviluppate e implementata in modo responsabile e a beneficio di tutta la società, facendo di questo la sua caratteristica originale e competitiva, con i valori di bene pubblico, responsabilità sociale e accessibilità, integrità etica della ricerca (quale definita nel codice ALLEA), assunti fin dalle basi scientifiche della progettazione.
La sua presenza assicura il massimo beneficio in termine di effetti su innovazione e quindi sulla produttività, genera quantità significative di procurement innovativo, sostiene l’accumulo di conoscenze scientifiche e tecnologiche.
Un'iniziativa a livello europeo, superando i limiti della frammentazione nelle attività di ricerca, ha un impatto profondo su numerosi aspetti della nostra società, rafforza la posizione dell’Europa come leader globale nella ricerca scientifica e tecnologica, si pone come catalizzatore di innovazione per le aziende e le start-up nel campo dell’IA, abilita l’allineamento delle capacità tecnologiche agli obiettivi europei in termini di superamento della propria dipendenza tecnologica (Sovranità Tecnologica),
Riteniamo che questo centro di ricerca debba essere anche una istituzione formativa di primo piano, attirando studenti e ricercatori da tutto il mondo, fornendo formazione all’avanguardia e preparando la prossima generazione di scienziati, ingegneri e policy maker necessari a gestire le sfide e le opportunità poste dall’IA e dalle scienze del cervello.
Proponiamo inoltre che il centro europeo per l’IA, similmente al CERN, sia fortemente orientato alla collaborazione internazionale. Non pensiamo che la posta in palio debba essere la supremazia di un sistema paese o di un blocco geopolitico sugli altri e riteniamo che il confronto competitivo debba essere orientato al bene di tutti.
La creazione di un CERN dell’intelligenza artificiale rappresenta un passo audace e visionario.
Unendo le forze a livello globale, possiamo non solo avanzare nella ricerca, ma anche costruire ponti tra Paesi e culture, promuovere la pace e la comprensione reciproca e plasmare un futuro in cui la tecnologia e l’innovazione sono al servizio dell’umanità.
Torino, maggio 2024"
Per adesioni, commenti, osservazioni e proposte vai a: democraziaeticadigitale.blogspot.com
Hanno contribuito alla redazione del testo: Antonio Rossini, Bruna Cibrario, Bruno Boni Castagnetti, Dunia Astrologo, Franco Marra, Gianni Garbarini, Giovanni Ferrero, Giorgio Ardito, Ivan Ricca, Pietro Bizzotto, Pietro Jarre, Pietro Terna, Sergio Scamuzzi
Al 16/09/2024 hanno dato la loro adesione al Manifesto:
Gianna Pentenero,
Brando Benifei,
Igor Piotto,
Chiara Foglietta,
Monica Canalis,
Perché Democrazia Etica Digitale
La transizione digitale ha avviato trasformazioni profonde, a tutto campo sia nel lavoro che nella vita quotidiana. Le nostre stesse idee sull’essere umano e la relazione con la vita sono in discussione (si pensi alla tecniche di interfacciamento diretto a livello neuronale tra cervello e macchine).
Nell’intreccio con la globalizzazione e la finanziarizzazione (sostenute e amplificate dal digitale) sono cresciute esponenzialmente le disuguaglianze sociali, cognitive ed economiche.
Siamo purtroppo lontani dagli obiettivi fissati da "Lisbona 2000" per un'economia della conoscenza.
Laddove il divario digitale è profondo e parti significative della popolazione sono escluse (per ragioni materiali o culturali o di irragionevole discriminazione) dall’accesso ai più diffusi mezzi di informazione e di comunicazione, l’effettivo esercizio dei diritti politici è compromesso.
Il digitale sta cambiando il mondo ed il rischio è che il cambiamento avvenga al di fuori e contro la partecipazione democratica dei cittadini, ponendo problemi di tenuta delle democrazie, delle libertà e dei diritti fondamentali
Non di meno sono anche evidenti i benefici e la crescita di benessere che il cambiamento in essere ha permesso e promette per il futuro: oltre un miliardo e duecento milioni di persone sono uscite dalla fame.
Oggi le forme tradizionali del confronto politico e della partecipazione democratica sono percepite obsolete ma il digitale è anche l’opportunità che abbiamo per ridare forza agli strumenti della vita democratica e dare efficacia e credibilità alla macchina dello Stato, perseguendo la piena attuazione dei diritti costituzionali , la salvaguardia della dignità delle persone, la riduzione delle disuguaglianze.
Cosa fare
Con l’iniziativa “democrazia etica digitale” un gruppo di persone, provenienti da diverse esperienze professionali e con un comune impegno politico, - attraverso la condivisione e lo scambio di idee, conoscenze ed esperienze sul digitale, azioni informative e di confronto con tutti i cittadini ed i responsabili delle scelte di governo - intendono sostenere lo sviluppo ed uso etico del digitale, anche con la promozione di iniziative normative finalizzate.
Per quali obiettivi
garantire a tutti i cittadini il “diritto di accedere ai servizi digitali” in termini di strumenti e competenze;
proteggere il cittadino dalle “distorsioni” nel mercato digitale delle idee e dell’informazione ed affermare effettive garanzie di conoscenza e possibilità di scelta delle fonti informative;
salvaguardare la dignità delle persone contro forme di sorveglianza lesive della dignità umana e contrarie ai diritti di riservatezza, privacy, sicurezza, e contro discriminazioni basate sull’impiego di algoritmi automatici;
sostenere azioni di promozione e rafforzamento del digitale quale strumento per l’attuazione dei diritti: al lavoro, alla formazione, alla cura;
rimuovere le eccessive concentrazioni di potere economico e le distorsioni dei mercati e sostenere gli spazi concorrenziali;
fare leva sul digitale per assicurare la più ampia partecipazione di tutti i cittadini al confronto ed alle scelte pubbliche.
Gruppi di lavoro tematici
Il seminario del 22 maggio 2023 su "Democrazia e Intelligenza Artificiale" organizzato presso l’Istituto Gramsci si era concluso con la costituzione di 5 gruppi di lavoro impegnati a mettere a fuoco ed approfondire il rapporto tra il digitale e dell’IA in ambiti fondamentali per la nostra vita quotidiana ed il futuro della nostra convivenza sociale: la salute, la scuola e formazione, il lavoro, la democrazia, l’etica e l’ambiente, la finanza. Qui documenti, le slide e la registrazione del seminario.
I gruppi di lavoro si proponevano di: sistematizzare le nostre discussioni sulla chat, approfondire i temi proposti, individuare obiettivi praticabili da mettere all’attenzione di e portare al confronto con: cittadini, forze sociali, partiti, sindacati. Primo appuntamento per un confronto più largo: l’incontro sull'innovazione in Piemonte, momento della Conferenza programmatica del PD Piemonte, previsto nell'ambito della alla Festa dell’Unità Metropolitana di Torino il 9 settembre.
Tutti i gruppi hanno rilasciato i primi risultati del loro lavoro . Quanto prodotto non deve essere considerato definitivo ma un primo contributo su cui continuare il confronto in modo allargato.
Per ogni gruppo di lavoro sono resi disponibili i documenti condivisi, gli eventuali materiali di lavoro e contributi specifici.
Gruppo 2 Scuola e formazione digitale
Riflessioni sull'inclusione digitale
Nonostante i programmi pubblici e le iniziative volontarie, l’esclusione e la marginalizzazione digitale tendono a crescere: per la non completa copertura di rete del territorio; per la mancanza di competenze d'uso e consapevolezza nell'uso del digitale; per la complessità di molti servizi, anche pubblici; per la mancanza di supporto ed assistenza adeguati.
Laddove il divario digitale permane, anche l’esercizio dei diritti politici, sociali ed economici sanciti dalla Costituzione, per primo la possibilità di partecipare al confronto democratico in modo libero e consapevole, è compromesso.
E' necessario agire perché nessuno rimanga escluso.
Vogliamo impegnarci per rendere il tema dell'inclusione digitale centrale nella agenda degli impegni della politica, per rafforzare e dare più efficacia alle iniziative di alfabetizzazione digitale, per rendere i servizi digitali pubblici più semplici, accessibili, inclusivi.
Lo vogliamo fare raccogliendo le iniziative e le esperienze più significative, facendole conoscere, mettendo a fuoco criticità e fattori di successo, elaborando proposte e raccomandazioni rivolte ai decisori politici.
In questa pagina sono raccolte le nostre raccomandazioni sull'Alfabetizzazione digitale e sulla Facilità d'uso dei servizi on line --> Inclusione digitale
contributi degli iscritti alla chat su svariati argomenti relativi all'impegno per un digitale più orientato ai valori dell'etica e della democrazia
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